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Sito dedicato all'artista Irpino Carmine Palatucci che attraverso la sua arte ci parla della cultura, della natura e delle tradizioni della sua terra.

Itinerari

Cascata dello Scannolaro

Tratto dal Libro Sulle orme del lupo di Carmine Palatucci Ed. Altirpinia


Visualizza Lo Scannolaro in una mappa di dimensioni maggiori

E' questa una suggestiva escursione per gente abituata ad arrampicarsi su forti pendii, a marciare su salite ove non vi è traccia di sentiero, in circa tre ore di salita. La caratteristica sta nel fatto di attraversare zone impervie dove la capacità di ognuno viene messa a dura prova, sia per la faticosa salita che per la pericolosa discesa. E' da Montella, seguendo la strada per Acerno, che, dopo qualche chilometro, fuori dell'abitato, si arriva al Ponte dei Deci. Lasciata la strada asfaltata si comincia l'escursione seguendo i pali elettrici che, da Montella, arrivano fino al Rifugio di Verteglia. E' consigliabile fare questa escursione in inverno, sia per l'assenza di acqua fino alla cima, sia perché il percorso è su roccia e d'estate si soffrirebbe il caldo.

Man mano che si sale, lasciati i castagneti, la salita diventa più ripida. Lecci e querce sul versante sud; sul nord, invece più umido, castagneti. Si marcia proprio sul crinale che divide i due diversi habitat. Questo è il regno della numerosa, tipica fauna irpina: tassi, cinghiali, volpi,  faine, martore, ghiri,  criceti. Data l'esposizione, numerose sono le specie di rettili come la velenosa vipera, l'aggressivo biacco (serpe nera), il  cervone (serpe cicirina), il saettone, tutti utilissimi per mantenere in stato ottimale il ciclo naturale dei nostri monti. Numerosissimi i  ramarri e le lucertole; non mancano l' aquila, la  poiana, il falco pellegrino, il lanario, il gheppio, il nibbio, lo sparviero, il gufo reale, la civetta, il  barbagianni.

Volgendo lo sguardo intorno, l'Alta Valle del Calore ci appare in tutta la sua bellezza e il monte del  SS. Salvatore sembra che scenda man mano che si sale. E' una visione aerea particolarissima. E' capitato, in un giorno di nebbia, di ritrovarsi al di sopra delle nuvole e come isole spuntavano il Santissimo Salvatore e le antenne TV di Nusco e Bisaccia. Una rara visione riservata a pochi.

Dopo circa due ore di cammino, una roccia gigantesca annunzia che si è alla Skaffa re Marrano. Giù, in direzione sud, il Varo della Spina, il  Fiume Calore e in fondo la  Celeca. Ancora un'ora e si è in vetta al Monte Sassosano. L'ardua salita è finita. Seduti sopra un masso ammiriamo Montella, il suo Castello, San Francesco a Folloni, la Valle del Calore, più in là la Valle dell'Ofanto, Lioni e girando lo sguardo verso nord, Frigento, i paesi della Media Valle del Calore, il Monte Tuoro e ad ovest il  Monte Terminio.

Ora il percorso è in leggera discesa, attraverso una faggeta rigogliosa raggiungiamo il piano La Foa che col suo melo selvatico accoglie amorevolmente chi vi giunge e avvisa che siamo nei pressi dell'Altopiano di Verteglia. Dopo circa dieci minuti di agevole cammino, il verde dei prati e il laghetto del Casone dei pastori offrono un tipico quadretto montano e riportano alla mente lo scampanio estivo dei campanacci delle mucche podoliche al pascolo. Seguendo una strada sterratta, in direzione sud, dopo aver attraversato il Varco della Creta, il fragore dell'acqua aumenta. Alla nostra sinistra la Skaffa dei Dannati. Si narra che da questa rupe si lanciassero giù i corpi dei delinquenti defunti. Numerose piccole sorgenti scendono per un ripido pendio di terra friabile. Bisogna fare molta attenzione anche alle piante cadute che, insieme a macchie di rovi, aumentano le difficoltà. Un limpido ruscello, popolato di avanotti, ai cui bordi vi è una folta vegetazione di muschi, felci, pungitopo, sambuco, agrifoglio e faggio si congiunge ad un altro. Ed è voltando per caso lo sguardo che si scorge la Cascata dello Scannolaro (vedi foto).

Alta una quindicina di metri essa cade da una liscia roccia formando un laghetto che, a sua volta dà vita a cascate e cascatelle. Bisogna seguire il torrente di sinistra per non finire nei dirupi dei Riponi. Il luogo è veramente selvaggio. Ancora cascate, ma dopo un po' un sentiero sulla destra fa sì che la discesa si addolcisce. Da uno spiazzo, guardando intorno ammiriamo i Riponi, rupi alte circa sei-settecento metri e tutta la maestosità del Vallone Jumicieddro. Due aquile reali ci osservano dall'alto e augurandoci buona sera, ci invitano a salvaguardare questo nostro patrimonio verde per consegnarlo intatto alle future generazioni irpine.

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