Agli inizi della primavera,
quando le nevi dei monti irpini si sciolgono e le giornate si allungano, dopo
il lungo inverno, è ora di tirar fuori gli scarponi da montagna e cominciare le
passeggiate all'aria aperta. L'Irpinia offre svariate possibilità
a coloro che amano la natura, la storia, l'arte,
la buona cucina, lo sport. I monti,
i santuari, i borghi antichi e i
ristoranti tipici sono la meta domenicale di numerosi turisti che giungono
tra noi dalle città, campane e non. E' soprattutto la primavera che fa riempire
i verdi altipiani. Molti di questi superano i 1.000 metri sul livello del mare.
Montevergine, Laceno, Terminio
(vedi foto), grandi radure contornate da splendide
faggete, popolate da numerosa fauna appenninica. Nei periodi caldi poi, migliaia
di mucche di razza podolica con i loro campanacci rendono caratteristico
l'ambiente. Una suggestiva escursione è la risalita che da Montella porta ai Piani
di Verteglia in un dislivello che parte da 500 metri e raggiunge i 1.200
metri sul livello del mare.
Partendo di buonora da Piazza Bartoli a Montella,
appena usciti dal rione S. Giovanni ci si inerpica su per la
strada che porta al
Castello (vedi foto) e al
Monastero del Monte (vedi foto), in direzione ovest. Dopo circa mezz'ora,
la prima sosta per riprendere fiato e per dar modo alle guide di fornire notizie
sia sul maniero di epoca longobarda che sul complesso monastico con annessa chiesa,
piena di numerose opere d'arte lignee e pittoriche di varie epoche, dedicata alla
Madonna della Neve. Si riparte seguendo l'antico tratturo alle
pendici del Monte Sassetano che, attraversando estesi
castagneti, porta verso il Pizzillo. La marcia è agevole,
in leggera salita, e non presenta difficoltà. Essa è quella che per millenni hanno
percorso i nostri avi. Quanta legna è scesa giù per il fabbisogno dei nostri antenati,
a dorso di asino, di mulo, sulle spalle di uomini, sulla testa delle donne! Quanti
canti hanno udito questi monti, dall'alba al tramonto, di uomini con l'accetta
e donne col truocchio (panno arrotolato a ciambella per permettere
di portare pesi sulla testa)! Sembra di sentire ancora intonare dalle ripe, dalle
valli, dai costoni,
antiche canzoni. Il gracchiare delle cornacchie, che ivi
dimorano, riporta alla realtà e preannuncia che siamo nei pressi della Pietra
della puttana. Una roccia con una piccola cavità in cui tutti i montellesi
che passano vicino, per gioco, lanciano un sasso. Se il sasso resta nella cavità...
si è salvi, altrimenti si è figli di...
Sì prosegue quindi sul tratturo diventato più tortuoso e si notano i resti dei
gradoni e delle pietre dell'antico
lastricato medioevale (vedi foto). Infatti è più in basso, nel
pressi del Castello. che si ergeva il piccolo borgo di
Montella, poi sceso a valle. Man mano che si sale i castagni
lasciano il posto a faggi, aceri, lecci.
Occorrono circa tre ore per arrivare in cima al Pizzillo, non
prima dì aver incontrato un ruscello che è il Torrente Santa Maria,
un corso d'acqua che attraversando Montella la divide in due
parti. A questo punto, all'escursionista appare il primo piccolo pianoro costellato
di narcisi, anemoni, ranuncoli,
margherite, violette, primule
su un tappeto verde circondato dai faggi appena sbocciati e,
alla loro ombra, distese di aglio selvatico in fiore.
A poche centinaia di metri, scendendo in direzione sud-ovest, appare, come per
incanto, la Piana di Verteglia, orgoglio dei montellesi. Tanti
l'hanno decantata, da
Francesco Scandone a Giustino Fortunato, a Padre
Gerardo M. Bruni. Quest'ultimo scrive che Verteglia
ha preso il nome da una pastorella che viveva dove ora c'è il rifugio, Vertilia.
Nei pressi del laghetto Acque della Madonna rinfranchiamo lo
spirito ed il corpo. Sembra di stare in Paradiso!
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