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Itinerari

La Mefite

Tratto dal Libro Sulle orme del lupo di Carmine Palatucci Ed. Altirpinia

C'è il luogo nell'Italia del centro, sotto alti monti, nobile e per fama ricordato, in molte contrade, la Valle d'Ansanto: intorno la stringe l'oscuro confine di un bosco con dense fronde da entrambi i lati e nel mezzo un fragoroso torrente emette un suono fra i sassi con un gorgo vorticoso. Qui si mostra un'orrenda spelonca e gli spiragli del crudele Dite (dio della morte), un'ingente voragine apre pestifere fauci al fiume Acheronte che prorompe.

Così scrive Virgilio nel VII capitolo dell'Eneide parlando della Valle d'Ansanto che si trova fra i comuni di Villamaina, Rocca San Felice e Torella dei Lombardi. E' d'obbligo quindi visitare i luoghi che fanno parte della nostra storia irpina. Preghiamo tutti coloro che vorranno visitare la Valle di farsi accompagnare da qualcuno del posto per la pericolosità del luogo. Infatti sono numerose le carcasse di animali deceduti per le esalazioni di gas che il laghetto emette.

Partendo da Villamaina, l'occhio si sofferma ad ammirare il paesaggio agreste che si stende sotto di noi fino alle colline da dove domina il Castello Candriano di Torella dei Lombardi. La campagna verde, ben coltivata, puntellata di numerosi casolari abitati, pulita, trasmette una tranquillità indescrivibile. Un paio di mulini diroccati ci fanno ricordare la semplice vita di campagna. Dopo aver attraversato la Valle, inizia la salita che ci porta nei pressi di un rumoroso torrente, il Fredane, dove si ergono le Terme di San Teodoro, gia conosciute nell'antichità per le loro acque curative. Le Terme erano state abbandonate per un lungo periodo di tempo. Oggi, ricostruite ed aperte al pubblico, ospitano numerosi pazienti che arrivano da ogni parte. Dopo una breve sosta in questo luogo ameno, riprendiamo a percorrere la strada in salita in direzione di Rocca San Felice. Quando ci avviciniamo ad una masseria, qualche donna affaccendata ci guarda con curiosità. Finalmente la salita si addolcisce e stiamo per raggiungere il luogo più noto dell'antichità. Ne hanno parlato Cicerone, Plinio, Cecilio II, Diodoro Siculo, Tito Livio, Dante Alighieri. Possibile che questo delizioso posto celi tanto mistero, tanta storia?

Spinti dalla curiosità aumentiamo il passo. Ci immettiamo in un sentiero delimitato da uno steccato. Tra rovi e piante di  cicuta cominciamo a scendere, scossi da alcuni cartelli con su scritto:  PERICOLO DI MORTE. Tutto a un tratto, sotto di noi, la Dea Mefite che con il suo sorriso ingannevole ci attira. L'emozione è grande. Si respira aria di morte. Nel nostro inconscio rivive Virgilio che ci appare con barba e capelli bianchi mentre scrive i suoi versi. Per Giove, è tutto vero! Il fragoroso torrente è qui, al di là l'oscuro confine del bosco e la massa densa di un laghetto grigio che ribolle. L'acre odore di zolfo, sbuffi di vapore intermittenti, intorno al laghetto (vedi foto) nessuna forma di vita e più in là sterpaglie giallo-ocra che danno uno strano effetto pittorico in contrasto con il verde della campagna. Il posto trasmette una misticità che ci avvolge. Siamo pervasi da una strana sensazione. Qui i nostri antenati vivevano il loro rapporto religioso con la Morte che riaffiora in noi, diretti discendenti degli antichi Irpini.

Qui è stato ritrovato l'altare della Dea Mefite che si trova a Napoli nel Museo di Capodimonte. E non solo l'altare, ma anche un totem di legno, anfore, teste in terracotta e un piede, sempre in terracotta, di grande dimensione, appartenente forse ad una statua della dea, probabilmente trafugata dai numerosi tombaroli che negli anni scorsi hanno setacciato il luogo.Misteriose sono le testimonianze di ritrovamenti di forme d'arte provenienti da civiltà nordafricane e asiatiche. Fra cui, sospetti di arte egizia. Ritrovamenti che fanno supporre che il luogo fosse per gli antichi l'Ombelico del mondo.

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